sabato 18 giugno 2011

Catena di montagne e il "colpo della strega"


Accadde all'improvviso, molto molto tempo fa, in una fresca mattina d'estate. Un forte temporale aveva lavato i fianchi delle colline, dissetato gli erbosi pendii e ingrossato il letto dei fiumi. Nere nubi cariche di pioggia avevano spaziato indisturbate per tutta la notte e nelle prime ore del mattino, esauste, avevano finalmente ceduto lo spazio del cielo ai raggi del sole che ora brillava maestoso sull'intera pianura, riportando ordine e portando colore a ogni cosa. Fu il vento a portarla, era giunto in soccorso al sole, e lei, come d'abitudine ne aveva approfittato, lasciandosi trasportare sulla sua scia. 



Dacchè era stata dichiarata in pensione dalla congregazione delle streghe, aveva iniziato a vagare senza meta per i cieli infiniti, in po' di quà, un po di là, come capitava. Fu così, che inebriata dalla corsa fuori programma, a cavalcioni della sua fedele scopa, quella mattina si lasciò trasportare dal vento fin sopra la valle incantata dove le si aperse alla vista uno spettacolo entusiasmante: i laghi di montagna riflettevano i luccicori del sole e il passaggio delle nuvole bianche nel cielo come immagini in un caleidoscopio, i fiumi cantavano gioiosi rinvigoriti di fresche acque zampillanti mentre gli alberi si accompagnavano alla melodia asciugando le loro fronde in danze fluttuanti e vorticose. Come una cornice finemente cesellata, Catena di Montagne assisteva compiaciuta mentre ergeva orgogliosa le sue vette innevate verso il cielo. Si lasciò inebetire da quello scenario fiabesco, come in una giostra si lasciava portare dal vento, a cavalcioni della sua fedele scopa. Si trovava ormai avanti negli anni e i suoi riflessi non erano più così pronti e attenti come nei tempi della gioventù, inoltre era sempre stata distratta, caratteristica che nel tempo si era acuita non poco. Fu così, che in un attimo, quasi inebetita dalla meravigliosa bellezza del paesaggio, perse il controllo e andò a cozzare con forza contro una delle montagne della Catena. Fu un attimo e nella valle risuonò fragoroso il grido di dolore. Era vecchia sì, ma ancora assai potente, non si fece nulla lei, a parte un piccolo graffio, ma la montagna iniziò a sgretolarsi e si addossò di colpo a quella vicina. I canti e le danze cessarono all'improvviso e l'intera valle fu invasa da una sorda immobilità. Passarono alcuni minuti, la montagna colpita non riusciva a trovare la forza di rimettersi in piedi, ed ogni suo se pur piccolo movimento le procurava dolore. Viveva poco più a sud un "Verme Stregone" un tipo che a vederlo così sembrava assai poco affidabile, non si dava fretta per nulla e molti si spazientivano alla sua presenza. Ma aveva la fama di possedere poteri magici. Viveva con Tartaruga di Giada, anch'essa considerata un po' maga. Si erano incontrati nella notte dei tempi e da subito si erano riconosciuti, decidendo poi di farsi compagnia, così, naturalmente. Facevano spesso lunghi viaggi inseme, alla scoperta del mondo e ovunque andassero, lasciavano sempre una benefica scia al loro passaggio. Avevano la stessa lenta andatura e si completavano, Verme stregone strisciava e lisciava, Tartaruga di Giada affondava il muso punzecchiando il terreno. Anzi addirittura correva voce che la forza dei loro poteri stesse proprio nel loro modo di camminare. Vennero subito mandati a chiamare in soccorso di Catena di Montagne. Chiaramente ci misero un po' ad arrivare, si intende... Nel frattempo capitarono a proposito Kam e Fuo, due servi fedeli degli Elementi Metallo e Fuoco che rendendosi conto della grave situazione prestarono i primi soccorsi portando la forza della loro pinza lungo tutta la Catena di Montagne. In breve Catena iniziò a rilassarsi e il dolore pareva lentamente mollare la presa. Finalmente, arrivati in loco, Verme stregone iniziò a risalire la Catena con pazienza e precisione mentre Tartaruga di Giada si attardava a fare chiacchere come ben si confà ad una signora di tutto rispetto. Verme stregone percorse la Catena di Montagne nove volte in salita e nove volte in discesa e poco alla volta il monte che si era adagiato cominciò a prendere forza e a ritrovare lentamente la sua giusta postura. Ma il sole era caldo e Verme stregone ormai stanco cominciava a non farcela più, così finalmente Tartaruga di Giada si decise a dargli il cambio ed entrò in azione. Ritemprata dal lungo riposo, Verme stregone ci aveva messo un po' ad andare minuziosamente su è giù per tutta la Catena di Montagne, iniziò a risalire la china affondando la sua testa appuntita nelle pendici delle montagne. Ad ogni passo uno scossone ridava vigore alle rocce e alla fine del percorso (anche lei andò su e giù nove volte) la montagna colpita dalla strega si era rimessa perfettamente e Catena di Montagne aveva ritrovato finalmente il suo aspetto maestoso e imponente. Tutta la valle ne risentì beneficamente e quando si riprese dal torpore dell'impatto la strega maldestra si ritrovò presa in mezzo a danze e canti gioiosi che si protrassero fino a tarda notte. Fu in quel frangente che decise di appendere al chiodo la scopa, si trasformò in un girasole, si sistemò nel bel mezzo di un prato ai pedi della Catena di Montagne e visse felice e contenta per molti e molti anni a venire.

4 commenti:

  1. Brava Anna, ma dove l'hai trovata questa fiaba?

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  2. Come direbbe il Maestro Ming ... ho cercato in mio cervello...
    bacio grande Ach!

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  3. Correzione doverosa: la pinza sulla catena di montagne può essere fatta con pollice e medio ma è più appropriato farla con il pollice e l'anulare, dunque Kam e Mok, fedeli servitori degli Elementi Metallo e Legno...

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