mercoledì 5 dicembre 2012

LO SGUARDO CHE CONOSCEVO DA BAMBINA


Guardare il mondo con gli occhi di un bambino. 
Passare un po' di tempo in silenzio, ad osservare, a lasciarsi stupire.
Anche pochi minuti, dietro al vetro che ancora per qualche giorno cerca di proteggerli dal mondo che sta fuori, con le sue luci, i suoi rumori così invadenti. Una sorta di ultima barriera dove è ancora possibile trovare un contatto, un collegamento con la purezza, la semplicità, la realtà primaria del come si è. 
Pochi minuti nel reparto maternità sono un dono inestimabile. 
Appoggiare delicatamente lo sguardo su un corpicino minuscolo, sintonizzarsi col suo respiro, col suo silenzio, con la sua quiete. Forse, inconsciamente, rivivere il nostro stesso impatto col mondo quando eravamo noi a regalare ignari una tale benedizione.
In quel respiro trovo il tempo presente, la capacità innata dell'essere umano di vivere l'adesso nella sua totale pienezza. Il bambino sa farlo, senza fatica, senza ragionamento. 
Egli sa, per istinto, usando le parole di Etty Hillesum, che "ogni attimo è pieno ".


MAGNIFICO


Meraviglia
Amore
Gioco libero
Necessità di dipendenza
Ingenuità
Forte nel recupero
Indole ottimista
Carattere unico
Origine delle emozioni

Così è il bambino, magnifico.
Così è l'uomo, magnifico.
L'uomo che sa ristabilire il contatto con il suo essere bambino, e usa tutti i suoi sensi per farlo, sa essere meraviglioso.
E' nel bambino che ritroviamo i sentimenti, i bisogni, i desideri autentici. Un bambino sa esattamente cosa desidera e ciò che desidera è autentico, reale, non appannato dalla smania di possedere, di apparire, di rispondere ad una immagine sociale, o indotto dagli stimoli esteriori della società dove il desiderio non è più custodito ma viene volgarmente gridato, addirittura rivendicato come fosse un diritto. 
Il desiderio del bambino è puro, non si allontana quando gli è così vicino da sembrargli di averlo ormai raggiunto, non lo porterà ad adagiarsi in paradisi artificiali una volta realizzato, non gli lascerà amarezza, vuoto, insoddisfazione. 
Il desiderio realizzato di un bambino diverrà motivo di gioia, di soddisfazione, di gioco, sarà presupposto per nuovi desideri e nuove conquiste. Esso alimenterà il suo bisogno di conoscere, di sperimentare, di crescere.
Il bambino è capace di intrattenersi con esso per ore ed ore pieno di meraviglia, di curiosità.  Egli cerca in esso ciò che all'apparenza non si vede, lo esplora, lo tocca, lo assaggia, lo guarda, lo annusa. Usa tutti i suoi cinque sensi  per goderne appieno. 
Ad essi unisce immaginazione e intuizione che gli danno la capacità di guardare dentro le cose. Intuizione e immaginazione viaggiano in altri mondi che appartengono fortemente all'essere bambino. 
L'intuizione, che viene dal mondo della stranezza, di ciò che va al di là del reale, del percepito, del ragionato, conferisce unicità e freschezza alle cose. 
L' immaginazione è lo strumento della conoscenza. Il bambino sa immaginare, al di là del conosciuto, usa tutto se stesso nell'immaginazione e ne fa uno strumento potentissimo, capace di dare vita alla realtà, di creare la sensazione di qualcosa di reale dentro di se e di intrattenersi con esso.
Il bambino fa tutto questo per puro piacere, in piena libertà e spontaneità ma con grande serietà. Il gioco per lui è davvero una cosa seria. Giocando mette in moto tutte le energie che noi adulti col tempo abbiamo via via soffocato. Egli sa abbandonarsi fiducioso a quelle energie e da esse sa trarre nutrimento per la sua crescita.
Osservare un bambino, che si tratti di un neonato o di un bambino più grandicello, è una preziosa occasione per tornare in contatto con la purezza, la spontaneità, la libertà, e tutte le altre potenzialità che ci appartenevano quando anche noi eravamo bambini.
Pablo Picasso disse che per diventare bambini ci vuole molto tempo.
Non credo che un adulto possa dirsi tale se non ha ben presente e viva in se la sua parte bambina. 
Ritrovare il collegamento con essa, ristabilire un contatto fertile, vivo, può cambiare davvero la visione del mondo, non solo quella personale, ma anche quella collettiva.
Forse farebbe bene a questo nostro mondo che noi adulti ci ritrovassimo in questa meravigliosa dimensione. Riprendendo contatto con la parte bambina, rivalutandone le peculiarità potremmo divenire maggiormente attenti a garantire che i nostri bambini possano vivere appieno la loro infanzia. Sapremmo rinunciare ad intrometterci nei loro giochi e a sconvolgerne la spontaneità nel fornire loro una esagerata varietà di giocattoli  sebbene tra i più innovativi, sottraendo così loro il tempo e le modalità naturali del gioco libero, fonte vitale dell'intuizione e dell'immaginazione. 
Nel 1937 M. Ghandi scriveva: "Vorrei sviluppare nel fanciullo le mani, l’intelletto e l’anima. 
Le mani sono quasi atrofizzate.  Anche l’anima è stata trascurata".
Oggi, nel 2012, trovo queste parole purtroppo ancora molto attuali. 
Forse sarebbe più facile contribuire a realizzare questo desiderio se noi adulti avessimo il coraggio di alleggerirci delle catene alle quali ci siamo avvinghiati nel corso degli anni, se ci esercitassimo con entusiasmo e determinazione, per ritrovare il piacere di giocare molto seriamente a guardare il mondo con quello sguardo MAGNIFICO, lo sguardo che conoscevamo quando eravamo bambini.

(Riflessioni dagli appunti dell'incontro del gruppo di MPA, Andrate 1 dicembre 2012)

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