mercoledì 23 gennaio 2013

DONNE E UOMINI TUTTI INTERI



"Quando la continuità umana mente-emozioni-corpo viene a allinearsi con l'intrinseco ordine della vita, si apre una strada per la liberazione di un'enorme quantità di potere" (Michael Burghley)


Da tempo si assiste a un continuo, progressivo fiorire delle più svariate discipline e di terapie che si rifanno ai principi olistici o si dichiarano tali. 
Il termine olistico, del quale abbiamo preso in prestito la radice olos alla lingua greca, il cui significato è letteralmente "tutto", fa parte ormai, sempre più, del linguaggio comune. E' sempre più frequente imbattersi in occasioni di incontro a carattere olistico, fare esperienza di terapie o di trattamenti olistici, frequentare centri, palestre, circoli, associazioni o condividere eventi, tutti quanti olistici
Purtroppo, come spesso accade quando un fenomeno prende piede velocemente, il rischio è di abbracciarne la causa, vuoi per moda, o sulla scia di una momentanea spinta emozionale, perdendone però di vista o non considerandone il significato intrinseco.
Così, in breve tempo, lo stesso termine viene relegato nel pentolone di tutti quelli dei quali abbiamo via via perso consapevolezza  che però continuiamo ad usare correntemente, spesso in maniera per lo più superficiale. 

Si pensi ad esempio a parole come amicizia o amico.  Di derivazione latina, proveniente dalla stessa radice del verbo amare, il termine amicizia indica un tipo di legame sociale fondato su un sentimento di affetto vivo e reciproco tra due o più persone o tra un essere umano e un animale, un atteggiamento caratterizzato da una rilevante carica emotiva che contraddistingue e fonda la vita sociale di un individuo.  Alla luce di una tale definizione sorge spontaneo chiedersi quanti di quegli amici che inseriamo nelle nostre rubriche, nelle pagine delle reti sociali informatiche che frequentiamo, quante delle persone il cui nome trascriviamo velocemente ma non senza emozione sul dorso di una mano o su di un tovagliolino in un bar, godono effettivamente del trasporto, della dedizione, della vitalità del nostro essere loro amici?
In ambito energetico un termine, una parola, così come un'affermazione, una frase, si considera carico di significati e di valenze che ne trasportano la potenzialità e gli effetti sia in chi lo pronuncia sia in chi lo riceve. Quando ci esprimiamo in parole produciamo un insieme enorme di possibilità interattive,  di cui, il più delle volte, non siamo consapevoli. Costruiamo fenomeni, etichettiamo, cataloghiamo, caratterizziamo, originiamo meccanismi volontari e involontari, compiamo tutta una serie di atti dei quali non possiamo esimerci dall'assumerci la piena responsabilità.
Se mi occupo di tecniche olistiche mi prendo cura dell'individuo nella sua totalità e ne considero gli aspetti fisico, emozionale e spirituale come un Intero.
Provando a ripetere in maniera cosciente e  più volte questa affermazione poco alla volta ci si rende conto della responsabilità che si assume chiunque si dichiari o dichiari l' attività che propone, di carattere olistico.
In questi termini viene spontaneo volgere lo sguardo a quanta energia, in termini di tempo e di qualità sia necessario dedicare alla propria formazione per poter offrire un servizio che sia in grado di accogliere la persona nella sua interezza
Dal canto suo,  una persona che si avvicina ad una disciplina olistica dovrebbe sapere o venire informata che metterà in gioco tutta se stessa e non solo il suo mal di schiena o il suo mal di testa cronici.
Chiunque si rivolga ad un operatore olistico nella speranza di alleviare o porre fine unicamente alle proprie sofferenze fisiche, il mio mal di schiena, il mio mal di testa,  alle sole sofferenze emozionali, la mia tristezza, la mia depressione, o a quelle spirituali, il mio senso di vuoto, senza considerare o addirittura escludendo gli altri due, è destinato a rimanere deluso. 
Molto di ciò che non permette a una disciplina olistica di "funzionare" dipende da un atteggiamento di questo tipo. E' riduttivo approcciarsi ad un tipo di lavoro olistico pensando che sarà in grado di per sé di curare, di guarire, o anche solo di alleviare un dolore. Occorre aprire le proprie vedute e lo spazio di azione e lasciare che le forze di guarigione insite nell'essere umano scelgano il percorso che ritengono più adatto a produrre il cambiamento. 
Ciò potrà provenire da aspetti che esulano dalle nostre aspettative ma non per questo ne sono estranei. Non è immaginabile che un cambiamento significativo a livello fisico non abbia  effetto anche nella sfera emozionale e spirituale. Allo stesso modo la visione di una nuova prospettiva o l'attuazione di un nuovo modello di risposta a livello emozionale o spirituale potranno essere significativi della guarigione a livello fisico.
La Dr.ssa Frymann considera i diversi aspetti dell'individuo come abiti che si indossano per assolvere ad un compito. Il compito dell'operatore olistico è quello di valutare la stoffa di quegli abiti, gli strappi, le parti lise del tessuto. Egli sarà il mezzo attraverso il quale la persona si renderà conto che i suoi vestiti necessitano di una riparazione, sarà lo specchio nel quale essa vedrà la propria immagine riflessa. L'operatore olistico sarà il ricercatore premuroso e attento delle risorse insite in quella persona che al momento la persona che chiede aiuto non è in grado di riconoscere. 
La guarigione non spetta all'operatore, la guarigione è compito delle forze e della volontà personali.
Non si stupisca chi, avvicinandosi ad una disciplina olistica, ad esempio, a causa di ricorrenti problemi alle vie respiratorie, nel corso dei trattamenti si troverà più aperto nei confronti del mondo, più sicuro di sé e dei propri confini, maggiormente capace di intessere e mantenere relazioni o si riscoprirà, dopo tanto tempo che non gli accadeva più, con gli occhi rivolti verso il manto stellato del cielo a respirare a pieni polmoni la notte.
Non vi è nulla di magico in tutto ciò, nulla di miracoloso se non la presa di coscienza della nostra integrità e interezza della salute della quale noi e nessun altro siamo gli unici responsabili.


1 commento:

  1. ho avuto modo di leggere per intero il tuo scritto che come sempre è stupendo. Credo che tutti noi si abbia bisogno, in certi periodi della vita, di qualcuno che ci dia una spinta, proprio come la mano che ti viene appoggiata sulla schiena esortandoti a camminare, per ri-prendere coscienza della nostra integrità, interessa rendendo possibile la ripresa nei livelli fisico e mentale. Spesso ci dimentichiamo di ciò e se si è lasciati soli, non ci accorgiamo poi di restare fermi, non fare nulla e allora è dura.

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