sabato 8 settembre 2012

CANOE AFFITTASI...


" Guida da te la tua canoa".
Sir Robert Stephenson Smyth Lord Baden-Powell, Primo Barone Baden-Powell di Gilwell, fondatore , nel 1907, del movimento scout, ripeteva spesso questa frase ai suoi ragazzi come motto e guida nell'affrontare le avversità della vita.
Ebbene sì, sono stata anch'io scout, per molti anni, iniziando da bambina come guida e terminando da adulta, ormai mamma, da capo clan. 
Il Sir di cui sopra per noi ragazzi era semplicemente B.P.. I suoi motti, i suoi insegnamenti ricorrevano spesso nel nostro linguaggio e nel nostro modo di affrontare la vita. Se colti di sorpresa da un acquazzone durante un'escursione in montagna, anzichè maledire  le cattive condizioni del tempo si era più inclini a pensare che, come insegnava B.P.,  "non esiste buono o cattivo tempo ma buono o cattivo equipaggiamento". 
Allo stesso modo ci allenavamo a dire "andiamo, non vai" , a pensare che "una difficoltà non è più tale dopo che ne abbiamo riso e l'abbiamo ascoltata", che "la felicità non viene stando seduti ad aspettarla" , che "una volta scout, scout per sempre" 
Sapevamo e sappiamo ancor oggi che "le stelle sono là, molto al di sopra dei comignoli delle case" e che "...nessun profumo vale l'odore di quel fuoco" che ci riuniva nel cerchio di bivacco alla sera.
Come ogni esperienza, quella scout ha determinato in maniera significativa il mio modo di essere, così che ancora oggi, nella mia quotidianità, nelle mie relazioni, nel rapporto con i miei figli, nel mio lavoro, a tu per tu con me stessa, ritrovo  molti degli insegnamenti di B.P.. 
Essi mi sono di supporto, spesso mi spronano, mi aiutano a provare a fare della mia vita un "grande gioco e soprattutto a "giocare il gioco".
 
Grazie ad essi so che posso "vedere il peggio, ma  guardare il meglio", posso provare a "buttare il cuore oltre l'ostacolo", a "cercare di lasciare il mondo un po' migliore di come l'ho trovato". 
Nel mio lavoro sono estremamente preziosi quando riesco a "vedere le cose dal punto di vista dell'altro", quando vedo il "corpo che ho difronte come opera e tempio di Dio", quando "risparmio il cervello e mi servo delle orecchie" . 
Quando penso che qualcosa sia "troppo" per me, quando qualcosa non mi riesce come vorrei sebbene a volte mi lasci inghiottire dallo scoramento, dalla paura, dal timore di non farcela, spesso poi sopraggiunge il benefico ritornello, quasi un mantra di vita: "stick to it, stick to it, stick to it..." " persevera, persevera, persevera...".
"Guida da te la tua canoa". 
Ho fatto di questo motto l'emblema del mio lavoro in quanto trovo ne esprima totalmente il significato. 
L'accettazione di questo concetto è per me presupposto basilare sul quale si fonda ogni relazione con le persone che vengono da me per un percorso di riequilibrio energetico.
In un contesto in cui da ogni parte vengono offerte risposte immediate e spesso a buon mercato, può non sembrare facile cambiare la prospettiva e  abituarsi a vedere le cose da un punto di vista più interiore. 
Forse i termini "Riequilibrio Energetico" possono sembrare un po' aleatori o misteriosi o in alcuni casi addirittura dare l'impressione di rasentare il magico:  Se mi è facile, in termini prettamente fisici, percepire il mio mal di stomaco, meno facile per me è capire la qualità energetica dello stesso organo. Dunque legittimo mi pare il dubbio che ne potrebbe derivare...che sarà mai sta "energia"? . 
Più semplice, specie per noi occidentali che ancora poca dimestichezza abbiamo con queste cose, sarebbe pensare al riequilibrio energetico come al ripristino di tutto il sistema di informazioni che gestisce la condizione di salute e di benessere nel corpo. 
La prima cosa che faccio presente alle persone che a me si rivolgono è che le tecniche delle quali mi servo nel mio lavoro,  sono solo strumenti che offro loro perchè ne facciano uso per la loro guarigione. 
Qual'è il mio lavoro?
 ...diciamo che... affitto canoe...
Canoe delle quali le persone si servono per percorrere una parte del loro percorso di vita.
Il mio compito è quello di fornire mezzi di qualità, sempre in ordine, adatti allo scopo e una patente di guida a chi vorrà utilizzarli. 
Suggerisco itinerari che nascono dall'ascolto della storia raccontata dal corpo delle persone.
Faccio loro  presente che sono disposta a salire in barca con loro unicamente per indicare  gli ostacoli, i passaggi più facili, quelli più tortuosi o meno sicuri se in un determinato momento essi non sono in grado di vederli da soli. 
Soprattutto chiedo loro di avere rispetto e di onorare le mie canoe, così come io stessa ne ho rispetto e le onoro. 
Acquistando forza e fiducia presto  saranno loro stessi a scegliere se seguire il fiume o le rapide di un torrente e verrà il momento in cui saranno pronti a lasciare la mia per una canoa tutta loro.
Allora sarà assai bello per me vederli navigare sicuri nel grande fiume della Vita.

2 commenti:

  1. Sarà cosi; ognuno di noi deve guidare la propria canoa ma nella corrente giusta :)

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  2. A proposito di scout,io nei momenti difficili mi ripeto "Lo scout sorride e canta anche nelle difficoltà"....

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