mercoledì 7 marzo 2012


Squarci di libertà (2)

DANZARE LA VITA

Per essere un buon danzatore,
non occorre sapere dove la danza conduce.
Basta seguire,
essere gioioso,
essere leggero
e, soprattutto, non essere rigido.
Non occorre chiedere spiegazioni sui passi che alla vita piace
assegnarci.
Bisogna essere come un prolungamento,
vivo ed agile, della vita.
E ricevere da lei la trasmissione del ritmo
che l'orchestra scandisce.
Non bisogna volere avanzare a tutti i costi,
ma accettare di tornare indietro, di girare in
tondo, andare di fianco.
Bisogna saper fermarsi e saper scivolare
invece di camminare.
Ma non sarebbero che passi da stupidi
se la musica non ne facesse un'armonia.
Ma noi dimentichiamo la musica della vita,
e della nostra vita facciamo un esercizio di
ginnastica,
come un giuoco di scacchi dove tutto è calcolato,
come una partita dove tutto è difficile,
come un teorema che ci rompe il capo.
Dimentichiamo che fra le sue braccia la vita è
danza
di una inconcepibile fantasia
e che non c'è monotonia e noia
se non per le anime vecchie,
che fanno tappezzeria
nel ballo della gioia.

La vita viene ad invitarci.
Siamo pronti a danzare questa commissione da
fare,
questi conti, il pranzo da preparare,
questa veglia in cui avremo sonno.
Siamo pronti a danzare la danza del lavoro,
quella del caldo e, più tardi, quella del
freddo.
Se certe melodie sono talvolta in minore, non
diremo
subito che sono tristi.
Se altre ci fanno un poco ansimare, non diremo
che sono logoranti e ci tolgono il respiro.
E se qualcuno ci spintona un po’, lo tratteremo
sorridendo
sapendo bene che questo capita sempre, quando si danza.
Da Madeleine Delbrel

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