sabato 6 ottobre 2012

VUOTO APPARENTE

"...Dovete guardare la vostra vita con occhi veramente verginei, con gli occhi senza pregiudizi di un bambino. Allora diventerete consapevoli che le cose cambiano, che le vostre giornate prendono un andamento diverso da prima. Sarete integrati in un processo che con grande intelligenza farà da solo quanto è giusto per voi. Non siete inoltre affatto derubati della vostra libera volontà, ma il vostro agire diventerà più saggio, perchè potete opporre le decisioni giuste alle sfide quotidiane così come alle situazioni straordinarie.
...si tratta di scoprire i vostri legami di qualsiasi sfumatura, di osservarli, di concedere ad essi la vostra attenzione, finchè avrete compreso profondamente l'intera portata della vostra prigionia interiore. Già questa attenzione crea dei cambiamenti. La condizione, come per tutto il procedimento, è che voi facciate la vostra osservazione esclusivamente nel presente. Non è importante come eravate ieri o con quali legami avevate forse a che fare in precedenza. Importante è com'è oggi la vostra situazione. Questa è da considerare. E la percezione del presente è già il passo verso il cambiamento al quale voi, da soli, con la vostra forza, non dovrete più contribuire. La vostra reale volontà, la vostra disponibilità, il vostro desiderio appassionato di diventare liberi è perfettamente sufficiente. (tratto da: Theo Fischer - "Wu Wei" - Ellen Selae)".

Un giorno e una notte in preda agli effetti dell'influenza. Nulla di che, cosa assolutamente normale per chiunque. 
Comincia con un lieve malessere, attraverso il quale percepisco l'esigenza di rallentare, poi, la macchina perfetta inizia di tanto in tanto ad incepparsi. Il passo che rallenta, la mente che si offusca, la testa che si fa pesante. Ma che sarà mai in fondo... Eppure no, non ci si può fermare, il mondo fuori aspetta... e anche se ciò non fosse vero, perchè vero non è in realtà, continuo ad illudermi  che sia così, che il mondo fuori non possa esistere senza di me. 
Così tengo duro e vado avanti, nonostante senta poco alla volta  le  forze che  mi abbandonano.
La sensibilità ai rumori e alla luce che mi porta a socchiudere la finestra della camera, l'immobilità richiesta dal dolore che percepisco in tutte le ossa, la benefica sensazione di calore ricercata sotto le coperte nel tentativo di calmare il tremore causato dalla febbre, chiedono a gran voce la mia attenzione. 
Poi, finalmente,  la resa. 
Ecco giungere il benefico sonno  durante il quale si alternano scenari incontrollabili dove l'inconscio la fa da padrone e scioglie le briglie alle sue creature spaventose. 
Il risveglio si manifesta all'improvviso, col cuore che ancora batte forte dell'emozione di tali e tante battaglie interiori. 
Ad occhi finalmente aperti, mi sento calata come in una condizione di vuoto apparente, una sorta di punto fermo dove ogni cosa dentro di me e intorno a me, similmente immobile e statica, sembra rimanere in attesa di un mio semplice gesto per riprendere vita. 
Come nell'attimo preciso segnato dalla bacchetta del direttore d'orchestra che da vita alla sinfonia, come nello scoprirsi integrale della scena dall'alzata del sipario, emerge improvvisa la voglia di trascinarmi fuori da quel giaciglio di sudore e di fatica. 
Lentamente mi cambio, interamente, lenzuola, coperte, pigiama. Mi lavo e mi pettino e poi, nel guardarmi allo specchio mi pare di intravedere una luce nuova nel volto e mi sento invadere da un nuovo dolce senso di tranquillità, tanto che le incertezze, le paure, le inquietudini così presenti e pressanti dei giorni addietro mi paiono completamente svanite.
Ricordo che quando ero bambina mia nonna,  ogni volta, dopo un'influenza o una qualsiasi malattia infantile, veniva a misurarmi, perchè diceva che la febbre fa crescere di statura. Ancora oggi ho presente la sensazione di infantile stupore che mi prendeva quando  la vedevo segnare la nuova  tacca sul muro che superava di gran lunga la precedente. Si trattava allora di un gioco, quasi di una magia. 
Oggi mi pare che quella magia si ripresenti ancora più attuale,  in termini più adulti, maturi, forse maggiormente comprensibili, dove però la crescita che rappresenta mantiene le sue caratteristiche di cambiamento radicale di una condizione. 
Potrebbe non essere una banale influenza a determinare o ad accompagnare un importante momento di crescita o di cambiamento nella mia vita, ma l'osservazione di questa esperienza mi porta a credere che anche il più piccolo cambiamento sia estremamente significativo e  che la vita si serva dei più svariati mezzi, più o meno visibili per perseguire i suoi scopi salutari. In questo percepisco la sfida, ovvero trovare e riconoscere anche nelle più piccole cose, nelle cose apparentemente più banali e insignificanti, i segni, le indicazioni alle quali abbandonarmi con fiducia per arricchire e trasformare la mia vita.
Il risveglio dopo una simile notte mi regala una mente più lucida e fresca, dove il presente, dall'altra sponda del fiume,  si inchina con gratitudine al passato e si predispone agli eventi futuri. 
Tutto mi sembra diverso ora, la mia stanza, la mia casa, l'ambiente che vedo fuori dalla finestra, le voci delle persone che incontro. Non credo si tratti di illusioni. Credo piuttosto nel risultato di un'azione  di accurata pulizia dove mi libero di ciò che non mi serve più, di ciò che mi rallenta o che mi impedisce di segnare nuove tacche sul muro della mia crescita. 
L'insegnamento del Wu Wei che invita a prestare attenzione ai legami in una visione ancorata al tempo presente mi conferisce una nuova forza nella ricerca della libertà interiore, condizione essenziale nel mio percorso evolutivo. 
Mi affido allora con devozione al quel Processo di Intelligenza Superiore, menzionato da Theo Fischer, che ben sa ciò che è meglio e giusto per me, lo riconosco come guida e riferimento e allo stesso tempo lo onoro e lo ringrazio.
Annagi.

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