mercoledì 18 aprile 2012

RAGIONE O SENTIMENTO?



"Non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi". 


Così recita Antoine de Saint-Exupéry nel suo bellissimo libro Il piccolo principe.
Ma è davvero così importante il " cuore", sede dei sentimenti più profondi, delle travolgenti passioni, dei desideri più reconditi,  nella storia della nostra vita? 
In termini di evoluzione biologica, ai fini della sopravvivenza, il vasto bagaglio emozionale che si è andato formando dalla notte dei tempi, si è andato via via insediando nel nostro sistema nervoso fino a generare tendenze automatiche di risposta tanto importanti quanto le risposte del pensiero razionale. Spesso i sentimenti  nei momenti critici  della vita contano assai di più delle valutazioni razionali e si rivelano  capaci di mettere a tacere qualsiasi intuizione della ragione, per quanto intelligente possa essere. 
Il processo evolutivo che ha plasmato nel tempo le nostre emozioni si rifà a forze lente e ponderate che molto lentamente si sono insinuate nei meandri del nostro sistema nervoso come risposta unica possibile ai fini della sopravvivenza.

I centri emozionali del cervello derivano dalla sua struttura più primitiva, il tronco cerebrale o cervello rettile. E' la parte più antica del cervello, la parte  che l'essere umano ha in comune con le altre specie dotate di un sistema nervoso moderatamente sviluppato. Il cervello rettile è una struttura molto semplice, un insieme di centri che regolano l'organismo in modo da garantirne la sopravvivenza. Regola le funzioni vegetative, la respirazione, il metabolismo, la salute degli organi.
I centri emozionali derivano da questa struttura e da essi, molto tempo dopo, si è poi sviluppata la neocorteccia cerebrale, una massa di tessuto nervoso che costituisce i livelli cerebrali superiori, il "cervello pensante". 
Di conseguenza il cervello cosiddetto emozionale è di gran lunga antecedente a quello razionale. Questo ci introduce ad una prima riflessione sulle relazioni tra ragione e sentimento.
La primissima funzione emozionale presente nel cervello trova sede nel lobo olfattivo, un sottile strato di neuroni, custode delle cellule preposte al riconoscimento degli odori. Attraverso il riconoscimento dell'odore l'essere vivente era in grado di creare distinzione tra commestibile-velenoso, preda-predatore, partner-rivale, attività essenziale ai fini della sopravvivenza.
Da questo minuscolo centro di controllo si svilupparono poi gli antichi centri emozionali che si svilupparono nel tempo  fino a coprire l'estremità cefalica del tronco cerebrale conferendo a questa parte il titolo di sistema limbico, termine che deriva dal latino "limbus" che significa "anello".  In esso trovano sede le emozioni più profonde,  esso funge da centro delle emergenze emozionali.
L'evoluzione del sistema limbico portò a due importanti conquiste: le capacità di apprendimento e di memoria. Questa nuova condizione poneva l'essere umano in grado di fare delle scelte in base alla una memoria di esperienze precedenti. Se un cibo era stato nocivo permaneva il ricordo emozionale e veniva automaticamente scartato.
Alla sottile corteccia primitiva, nel corso della sua evoluzione si aggiunsero altri strati di cellule nervose, fino a formare la neocorteccia che amplificò e aumentò via via le possibilità intellettuali.
E' con la neocorteccia che il genere umano divenne in grado di distinguersi dalle altre specie. Essa ospita i centri preposti alla comprensione e alla integrazione di tutto quanto viene percepito dai sensi. E' sede del pensiero, col quale integra la percezione dei sentimenti consentendoci di provare emozioni rispetto a immagini, simboli, espressioni artistiche, idee.
La neocorteccia affinò le capacità del sistema limbico aggiungendo sfumature alla vita emotiva e garantendo ad esempio relazioni essenziali alla continuazione della specie, quali la relazione madre-figlio nella specie umana; nelle specie prive di neocorteccia, come ad esempio i rettili, non è presente quel senso materno che preserva i piccoli appena usciti dall'uovo dall'essere divorati dai loro stessi genitori.
Nella neocorteccia sono presenti una miriade di circuiti di connessione alle aree emozionali. E' da esse che deriva il loro sviluppo, per questo il cervello emozionale assume un ruolo fondamentale nell'intero sistema neurale. In questo modo essi sono in grado di influenzare il funzionamento di tutte le altre aree del cervello.
Capita spesso che un centro del sistema limbico si arroghi il diritto di prevalere sulla neocorteccia mettendola in una sorta di stand by, prima ancora che essa abbia avuto il tempo di comprendere ciò che sta accadendo. Ciò determina quelle che sono le cosiddette "reazioni istintive", gli scoppi d'ira, le scelte avventate, le esplosioni di gioia... Normalmente, una volta cessato l'effetto di tale imposizione, la persona fa fatica a capire il senso del proprio comportamento. Il sistema limbico ha colpito ancora, e ciò è molto più frequente di quanto si pensi.
Emozione deriva dal termine latino moveo preceduto dal prefisso e. Il suo significato è movimento da. Ciò vuol dire che un'emozione è un impulso ad agire. In questo modo ciascuna emozione prepara il corpo a reagire a delle stimolazioni secondo modelli di risposta rivelati dalle sue caratteristiche biologiche che la distinguono rispetto ad un'altra. 
Queste inclinazioni di base vengono poi contraddistinte dalla cultura, dall'esperienza personale, dalla storia di ciascun individuo. L'evoluzione della specie determina poi una ulteriore evoluzione nei modelli di risposta e questo concetto è da tenere in conto rispetto ai modelli attuali e ai futuri.
In linea generale però si possono determinare delle caratteristiche che appartengono a ciascuna emozione, frutto della storia dell'evoluzione del genere umano.
Quando proviamo paura , ad esempio, i circuiti cerebrali scatenano un flusso di ormoni che pone l'organismo in uno stato di allerta dandogli la possibilità di valutare la risposta migliore alla minaccia che incombe. Il sangue fluisce verso i muscoli scheletrici per prepararli ad una reazione subitanea. Allo stesso tempo il corpo si immobilizza come congelato.
In uno stato di gioia entra in azione un particolare centro cerebrale che inibisce i sentimenti negativi aumentando la disponibilità di energia capace di inibire i centri dell'angoscia. L'organismo ne esce rilassato e riposato e più propenso a svolgere compiti o a porsi e conseguire obiettivi.
La collera spinge il sangue alle mani suggerendo la possibilità di alzarle contro qualcuno o di afferrare un'arma, aumenta la frequenza cardiaca e la produzione di adrenalina che genera un forte impulso energetico capace di dar vita ad un'azione vigorosa.
Se siamo sorpresi le sopracciglia si sollevano permettendo alla luce di illuminare meglio la retina. Potremo così avere una visuale più ampia,  raccogliere un maggior numero di informazioni  e valutare meglio la nostra risposta all'evento inatteso.
Quando proviamo disgusto il labbro superiore si solleva e il naso si arriccia. Questa reazione istintiva ad un ricordo primordiale ci mette nella condizione potenziale di sputare il cibo nocivo o di chiudere le narici e preservarci da un odore cattivo.
La caduta di energia che accompagna la tristezza si pensa avesse il compito di tenere i primi esseri umani al sicuro, vicini ai loro rifugi, in quei momenti in cui la carenza energetica li rendeva più vulnerabili. La tristezza ci porta a chiuderci, a stare per conto nostro in attesa che riemergano in noi nuove energie.
Il sistema parasimpatico è il complice numero uno dell'amore. La sua modalità d'azione è detta "risposta di rilassamento", comprende un'insieme di reazioni che coinvolgono tutto l'organismo inducendolo ad uno stato di rilassamento generale, di calma e di soddisfazione. Amore, tenerezza, soddisfazione sessuale risvegliano il sistema parasimpatico contrapponendosi alla reazione di "combattimento o fuga" tipica della paura e della collera.
Questo non è che l'inizio di quello che può essere un'affascinante viaggio nella terra delle emozioni. Un punto di partenza che ci permette di ipotizzare una prima risposta alla domanda iniziale.
Ragione o sentimento? 
Per non cadere nel consueto, baypasserei  il solito "dipende" e, pur tenendolo presente, immaginando un quadretto di connessione e cooperazione tra sistema limbico e neocorteccia, azzarderei un timido Ragione e Sentimento.
Annagi






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