venerdì 18 novembre 2011

Comunicazione non verbale


Qualche mese fa accennai all'importanza delle parole nel dialogo, ora aggiungo questo...

Tre anni fa ebbi un incontro piacevole con una piccolissima vecchina, coperta da un lungo e pesante abito che lei stessa aveva tessuto, lunghe trecce che le scendevano fino alla vita, il viso sorridente rigato da profondi solchi e piccoli occhi vispi, la pratica di preghiera buddista, che a me ricorda il passo di verme, e l'abitudine a sedersi per terra le avevano mantenuto ginocchia forti e gambe agili.

Tic tic tic tic...

Sono stata attratta da questo lieve e ritmico rumore.
Solleticata dal suono l'ho seguito per capirne la fonte e... sorpresa, proveniva da una scodellina di ceramica ingiallita, scossa dal ruotare di un fuso.
Ho trascorso l'infanzia in mezzo ai gomitoli di lana, calore e morbidezza di mia nonna che sferruzzava senza posa maglioncini per i nipoti, figuriamoci la contentezza nel vedere che la fonte del rumore era una nonna indiana seduta per terra sul terrazzo di casa in Ladak.
Muovendo abilmente le mani con gran velocità, srotolava il grumo di lana grezza che avvolgeva il fuso dentro la scodella, da lì si snodava un lungo filo chiaro, perfetto.
Ne seguì un dialogo surreale a gesti e ad espressioni ognuna nella propria lingua sconosciuta all'altra. Mai come allora capii tanto bene.

1 commento:

  1. Ciao Silvia. Che bel racconto hai fatto di quei momenti! Intenso. Particolare il dialogo tra lingue sconosciute.. Poi al corso ci dici qualcosa in più? a sabato.

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